Attrice, poetessa, autrice. Dal 2011 porta avanti un progetto dedicato a Franca Rame con l’obiettivo di sostenere i centri anti-violenza. Ci ha raccontato del suo rapporto con l’attrice scomparsa e dei prossimi progetti. Con un obiettivo: riscattare l’universo femminile
— di Cecilia D’Abrosca
Difficile spiegare chi sia la signora Franca Rame, raccontare i momenti artistici più significativi e le sue battaglie sociali, con e per le donne (ma non solo). Per molti, oggi, Franca Rame è il teatro. Teatro al femminile. Teatro di denuncia e di lotta. Incarna e interpreta le mancanze della società italiana degli anni Settanta. Abbiamo incontrato Dale Zaccaria, legata a Franca Rame e alla sua arte dal 2011 con l’inizio del Franca Rame Project. La definisce «patrimonio artistico e culturale dell’umanità», perché con la sua vita dedita all’arte, alla scrittura, alle lotte per i diritti civili, rappresenta la volontà di reagire, partendo dal dolore, elaborandolo e trasformandolo in motivazione alla vita.
La prima fase del progetto consiste nel documentare il periodo in cui fu Franca Rame vittima di stupro, il 9 marzo del 1973, a opera di cinque uomini. Reato che, distanza di 42 anni, resta oltretutto impunito. Successivamente lo spettacolo assumerà un carattere e un respiro più poetico e teatrale. Ha come obiettivo quello di “sostenere” i centri anti-violenza, nonché tutte le donne che vivono e portano dentro un dolore come quello della Rame. Come definirebbe Dale Zaccaria il Franca Rame Project? Risponde che si tratta di un lavoro di ricerca e sperimentazione. Uno spettacolo aperto, in divenire, non regolato da alcun copione. Il lavoro si basa su suoi testi e appunti (compresi gli apocrifi) e su altri di Franca, di Dario Fo e di Stefano Benni, sui video delle sue performance teatrali della Rame, perché «lei è una leonessa del teatro e non vi è nulla di più adatto a rappresentarla». Il Franca Rame Project è un corpo in movimento, in continua creazione, arricchito dalla dolcezza e dalla poesia.
Dale scrive poesie e ha qualcosa da dire su quale sia la situazione della poesia in Italia, per una donna. «Qui da noi, oltre al patriarcato, c’è il mancato riconoscimento del merito, il fatto che se hai talento ti ostacolano. Il talento diventa un elemento che va a rompere gli equilibri di mediocrità e compromesso di un sistema clientelare, dove la parola conoscenza equivale a raccomandazione. L’Italia non è un Paese per donne, tanto meno per la Poesia, donna anche Lei». Ma di fondo c’è una questione di genere, ci spiega Dale. «Credo che nel nostro Paese serva sempre il benestare di un uomo – ripeto uomo – potente, che in qualche modo istituzionalizzi la tua figura. Io ho avuto anche il privilegio di avere esperienza con un nome illustre della critica italiana, Giorgio Barbieri Squarotti, ma questi sono signori».
«Fare poesia, specie in Italia, è una grossa fatica, perché ci si scontra con scarsa serietà, a partire dal campo editoriale. Se non avessi una forte passione, una vocazione più grande di me, non avrei continuato, perché l’Italia è allo sbaraglio: come dico in un mio scritto, “in Italia c’è una generale tendenza all’immoralità”. Ma la poesia è più forte di me, e credo che il difficile non sia scriverla quanto trovarla, mantenerla, farla vivere nei propri occhi, nel proprio cuore, nella propria vita».
La poesia può essere anche il grido di chi resiste. Nella società contemporanea quale potrebbe essere il suo ruolo? Sostegno emotivo delle nuove generazioni? Voce e legittimazione delle lotte femminili? «Il sentimento, in una società come la nostra, è rivoluzionario. Arrivare al cuore della gente è la funzione della poesia. Rispetto alle lotte per i diritti civili femminili, cambiare le prospettive di una società imbevuta di maschilismo è sovversivo. Una mia ultima lirica ha come titolo Nel nome della donna, una preghiera laica di protezione femminile, che si oppone alla preghiera Nel nome del padre. L’opera destabilizza una cultura cattolica e patriarcale, la cui radice sta in Pater, Padre, mentre la mia prospettiva è diversa. È la Donna».
E che dire del grado di emancipazione raggiunto? La sua opinione è che le donne italiane non siano affatto libere, al contrario, che ci sia una sorta di timore e paura, una mancata coscienza di sé che deriva dal vivere in una società fortemente maschilista e cattolica. La donna non ha ancora acquisito una sua indipendenza, specie mentale, dalla sfera maschile, perché serve coraggio e forza di ribellione per questo. La giornalista Anna Politkovskaja dice che “bisogna essere disposti a sopportare molto per amore della libertà”. «Non so quante donne rinuncerebbero a posizioni di privilegio o a una vita comoda che ha alle spalle una figura maschile» aggiunge, «anzi, credo che le donne italiane non facciano che portare avanti e rafforzare il modello patriarcale, a parte delle eccezioni».
Ma per cambiare, la sola poesia non basta. womeninculture.eu è un progetto recente pensato e dedicato a due grandi donne della storia: Franca Rame e Rosa Luxemburg. Si tratta di un archivio digitale in rete che permette di portare a conoscenza i talenti femminili, in campo artistico, letterario, politico e sociale. Una sorta di “biblioteca delle donne” online, ideata e curata dalla stessa Dale Zaccaria. Che nel frattempo sta lavorando anche ad altri progetti: un cortometraggio, un lavoro su Peppino Impastato, un monologo teatrale, una raccolta di poesie e un libro.