Il 10 e l’11 ottobre, alla Caserma Guido Reni di Roma, in occasione di Outdoor Festival ci sarà la proiezione del documentario realizzato da Banksy: ‘Exit through the gift shop’. E proprio in questi giorni viene smantellato il distopico luna park. Già pronto per essere riaperto nel famoso Jungle Camp di Calais
— di Costanza Tagliaferri
Fino al 31 ottobre si svolgerà a Roma l’Outdoor Festival, organizzato da Nufactory e Street Art Rome. Il festival propone un panorama di street art, sia internazionale che romano, e un denso programma di concerti di musica elettronica. È in questa occasione che verrà proiettato Exit through the gift shop, il film-documentario di Banksy, proprio nei giorni in cui viene smontato, tra critiche e ovazioni, il discussissimo “Dismaland, bemusement park”, nato dalla collaborazione di più di 50 artisti diretti da Banksy stesso.
Dismaland è stato inaugurato il 21 Agosto a Weston Super-Mare, una piccola cittadina sul mare a mezz’ora da Bristol. Da qualche giorno è cominciato lo smantellamento di tutte le installazioni, che saranno portate in Francia, a Calais, in quel campo profughi che raccoglie più di 50 mila rifugiati e che per questo ha meritato il nome di Jungle Camp.
E quello dell’immigrazione sembra essere il tema centrale che unisce come un invisibile filo conduttore tutte le installazioni presenti all’interno del parco. Eppure, una volta superata l’interminabile fila, appena all’interno, l’attenzione si disperde negli innumervoli dettagli delle opere presentate. Le critiche alla società e alla politica, evidenti o celate, sono molte di più di quante se ne possano individuare a prima vista, e altrettanto diversi sono i soggetti presi di mira. Andando oltre le specifiche installazioni, l’impressione generale è un misto tra conosciuto e nuovo.
I simboli chiave scelti dai vari artisti sono tanto riconoscibili quanto inquietanti nella loro complessità. Infatti, per quanto potesse essere scontata, potremmo dire, l’immagine di una Cenerentola morta in un incidente d’auto e soffocata dai paparazzi, in questo contesto, dove ogni personaggio della nostra infanzia è stato rovesciato, ha un impatto sicuro e tutt’altro che banale. Anche se molte cose sono “viste e riviste”, quasi banali e prevedibili, rimangono impresse nella mente in una nuova forma, forse un po’ più malinconica e consapevole.
Tutto assume un’aria paradossale: cammini tra le varie attrazioni, eccitato all’idea di provarae il prossimo gioco, anche se questo significa girare su una giostra che ha carne da macello al posto dei cavalli. O guidare un barcone telecomandato pieno di immigrati. Eppure rimane solo un gioco, come gli altri. Passivamente accetti quello che hai intorno come se fosse normale, anche se è esattamente l’opposto di quello che “dovrebbe essere”. Forse perché ormai siamo davvero abituati all’idea che questo mondo sia profondamente sbagliato.
La genialità di Banksy, e il motivo per cui è importante capire che cosa volesse dire con questa iniziativa oltre le critiche e le varie interpretazioni, è stata quella di prendere simboli che potessero essere colti da chiunque, in qualunque parte del mondo, e mostrarli così come sono. Non sono familiari solo i simboli scelti, ma anche le critiche che ad essi sono state rivolte. Anche se ci ostiniamo a credere che possa ancora funzionare – vuole dimostrare Banksy -, il mondo in cui ci troviamo a vivere è logoro e nulla va come dovrebbe andare. E ormai siamo talmente abituati ad esso che non ci stupiamo neanche più.
Senza buonismo, senza la pretesa di dare una risposta al problema ma solo di evocarlo, Banksy e gli artisti che hanno preso parte a questo progetto ci mostrano anche quanto possiamo risultare banali anche quando pretendiamo di fare la differenza. Infine, non siamo altro che l’altra faccia della stessa medaglia. Così, un messaggio alle nuove generazioni che viene da chi vive in questo mondo e cerca di costruirvisi un futuro usa lo stesso linguaggio e le stesse icone che si vogliono criticare.
La proiezione di Exit through the gift shop sicuramente non avrà lo stesso impatto di uno spazio creato per creare “confusone”, ma sicuramente potrà essere una buona occasione per riflettere sul lavoro di un artista che, nonostante tutte le critiche del caso, sembra aver compreso, ma soprattutto espresso, più di altri l’essenza contraddittoria della società contemporanea.