Tanti ne sono passati dalla fine della Seconda guerra mondiale, che nell’estremo oriente fu anticipata dalla guerra sino-nipponica, iniziata nel 1937. Il 3 settembre, proclamato Giorno della Vittoria, la Repubblica Popolare celebra l’esito dei due conflitti. E con una grande parata nella capitale mostrerà al mondo la sua potenza militare
Dopo aver assestato il crollo finanziario delle borse di Hong Kong, Shenzen e Shanghai, la Cina riversa tutte le sue attenzioni e i suoi capitali (umani ed economici) sulla parata del prossimo 3 settembre, per celebrare il settantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale e della vittoria sul Giappone. Il presidente Xi Jinping già dallo scorso anno aveva riconosciuto il terzo giorno di settembre come festività nazionale per ricordare le vittime della seconda guerra sino-giapponese, iniziata nel 1937 e terminata con la resa incondizionata del Giappone all’esercito cinese. A Piazza Tiananmen si festeggerà il Giorno della Vittoria con una parata militare che vedrà sfilare l’Esercito Popolare della Liberazione e le forze armate della Repubblica, dando sfoggio della macchina bellica cinese di fronte agli occhi di leader mondiali.
Lo scorso 25 agosto il governo ha pubblicato la lista degli invitati “speciali” che presiederanno alla parata dell’esercito cinese fornendo un’istantanea del suo peso crescente in molte parti del mondo. Passarla in rassegna può sembrare noioso, ma è certamente istruttivo per quanto riguarda i rapporti diplomatici della Cina. Ministri ed esponenti di 30 Paesi diversi assisteranno infatti alla sfilata e alcuni di essi invieranno truppe per riempire le schiere della parata. Il presidente russo Vladimir Putin, il presidente del Sudan Omar Hassan al-Bashir e il presidente venezuelano Nicolás Maduro siederanno sulla tribuna d’onore assieme al presidente cinese. Presenti, anche se in posti meno privilegiati, i ministri di Francia, Regno Unito e Australia. Gli Stati Uniti, che non invieranno membri del governo, saranno rappresentati da diplomatici residenti in Cina. Per compensare la scarsa partecipazione delle democrazie occidentali, Pechino ha invitato anche politici di fama ormai in pensione, come l’ex premier britannico Tony Blair e il predecessore della cancelliera tedesca Merkel, Gerhard Schröder.
Confermata la presenza dell’ex premier giapponese Tomiichi Murayama, che nel 1995 si scusò ufficialmente per l’aggressione della Cina da parte del Giappone. L’attuale presidente, Shinzo Abe, non si muoverà invece dal Paese del Sol Levante. Altro grande assente, specie perché storico alleato della Cina, il leader dell’alleata Corea del Nord Kim Jong Un, che sarà sostituito dal segretario del Partito dei Lavoratori della Corea, Choe Ryong-hae. Non è ancora chiaro, invece, se il presidente sud coreano presiederà.
Oltre 12 mila soldati dell’esercito cinese sfileranno accompagnati da altri mille provenienti da Paesi che hanno dato un contributo militare e politico durante la grande guerra per porre fine ai regimi totalitari del nazi-fascismo. I soldati provengono da Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Mongolia, Afghanistan, Cuba, Fiji, Serbia, Messico, Pakistan, Laos, Cambogia e Vanuatu. Qu Rui, vice capo delle operazioni dell’Esercito Popolare della Liberazione, a scanso di equivoci e preoccupazioni ha affermato che la breve manifestazione, della durata di 70 minuti, serve a ricordare le sofferenze imposte al popolo mondiale durante la Seconda guerra mondiale e non ha nulla a che vedere con l’ostile rapporto con Tokyo. Ma certamente l’intento è anche quello di mostrare al mondo (Stati Uniti, Giappone e Taiwan, in primis) quanto negli ultimi anni l’esercito cinese si sia potenziato tecnologicamente.
L’Esercito Popolare della Liberazione sfilerà con oltre 200 aeroplani e 500 mezzi militari. Qu Rui ha affermato che l’84% dell’equipaggiamento presente appare per la prima volta pubblicamente. Il sistema missilistico, importante per il controllo e la difesa dei mari del Sud Est asiatico e delle isole che affacciano sul Mar del Giappone, dispone di missili DF-16 e DF-21D, con un lancio a lungo raggio di 1,450 km. Sono ancora misteriose le modalità di presentazione e di pratica; certo è che gli osservatori constateranno la varietà e la potenza del sistema cinese. Anche l’aviazione farà sfoggio dei suoi gioielli con i caccia di quinta generazione J-18, J-20 e J-31.
Questa opulenza militare, però, è sotto stretta sorveglianza dagli occhi indiscreti dei cittadini. Già molti giorni prima della parata dell’esercito cinese, le strade vicino alla Città Proibita sono state chiuse al traffico, mentre il giorno della Vittoria – 3 settembre – parchi, stazioni, musei, hotel e shopping district saranno chiusi al pubblico. Ai residenti della zona è stato vietato di affacciarsi alla finestra durante la parata. Persino i due principali aeroporti della capitale non faranno volare gli aerei dalle 9.00 del mattino sino a mezzogiorno. E, oltre al volo, anche la vendita di droni privati sarà vietata; basti pensare il sito di e-commerce cinese Alibaba ha pubblicato un avviso che invita a sospendere la vendita dei velivoli nel giorno della manifestazione.
I cieli non sono solo sotto sorveglianza militare, ma anche ecologica. È sorprendente constatare come la chiusura preventiva di 10 mila fabbriche nel distretto di Pechino abbia contribuito a diminuire del 40% il livello di microparticelle tossiche presenti nell’aria, mostrando un cielo azzurro, insolito agli occhi degli abitanti della capitale. Anche questa, forse, potrebbe esser una strategia politica del Partito Comunista per mostrare agli ospiti stranieri l’efficacia delle misure green che la Cina sta adottando. Ma molti utenti su Weibo (il Twitter cinese) lo hanno definito un triste stratagemma, adottato solo per impressionare i leader mondiali e celebrarae l’esercito cinese, mentre il governo trascura quotidianamente le gravi malattie respiratorie che colpiscono i cittadini.
Per evitare commenti spiacevoli e pericolosi degli utenti internet, il Partito ha già messo in azione la macchina censoria del Great Firewall. Così, l’app per smartphone Astrill che offre il servizio di VPN (permette una connessione a server di tutto il mondo per evitare le restrizioni nel cyberspazio) è stata chiusa dalle autorità cinesi, impedendone l’utilizzo agli utenti. Il 22 agosto anche un’altra app per il VPN, GitHub, è stata chiusa e il titolare è stato personalmente invitato dalle forze dell’ordine a smettere di migliorare e promuovere il servizio e a rimuovere tutti i codici di accesso e funzione. La lista della chiusura delle applicazione per il VPN è lunga, ma è evidente il disappunto degli internauti che rivendicano la libertà d’informazione e di circolazione delle notizie. In Cina a raccontare la grande manifestazione sarà solo e soltanto la tv statale CCTV con un programma che inizierà la sera della vigilia dell’evento, dal titolo Vittoria e Pace.