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Il finto social network che ha fregato migliaia di investitori

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27 Giu 2015   di Timoteo Rinesi
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C’è poco da vantarsi per una truffa. Ma se riesce a spiegare le falle del mercato, anche il suo architetto, Gregg Mulholland, e i 300 milioni che ne ha ricavato possono far scuola. Storia della Cynk Technology, società inesistente. E del “pump and dump”, il meccanismo finanziario che ha fatto scoppiare una piccola bolla

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In quella che ricorda una scena del film Prova a prendermi, martedì la Fbi ha catturato Gregg Mulholland mentre provava a raggiungere il Messico a bordo di un aereo di linea. Le autorità americane hanno intercettato il velivolo e lo hanno costretto ad una sosta obbligata a Phoenix, dove Gregg è stato identificato e trattenuto. Così si è conclusa una storia che si protrae dallo scorso luglio. Gregg Mulholland è la persona che sta dietro la manipolazione di Cynk Technology, un’azienda che dai dati pubblicamente diffusi risulta non avere dipendenti a tempo pieno, fatturato o beni di alcun tipo, se non un social network chiamato IntroBiz. Nonostante questo, è stata valutata tra i 4,5 e i 5 miliardi di dollari sul mercato azionario.

In realtà nell’ultimo decennio abbiamo conosciuto molti casi simili: piccole società, con pochi dipendenti, molto apprezzate sul mercato. Istagram è stata venduta per 1 miliardo di dollari, quando aveva solo 11 dipendenti e non produceva ricavi. Snapchat ha rifiutato un’offerta da 3 miliardi. Whatsapp ha un valore stimato di 19 miliardi di dollari in circostanze simili. Ma tutte queste società hanno qualcosa che Cynk non ha: milioni di utenti. E la scommessa di trasformarli in denaro è pane per i denti degli operatori finanziari. Più improbabile che puntino sulla Cynk che ha un sito statico, nessun utente e zero prospettive di crescita.

E allora come fa un’azienda che come unica attività possiede un social network di fatto inesistente ad essere valutata più di Istagram e Snapchat messe insieme? Siamo davanti alla classica manipolazione di borsa, in questa caso portata alle estreme conseguenze. Cynk Technology non produce altro altro che un penny stock, ovvero un’azione di una società con bassa capitalizzazione di mercato, solitamente scambiata al di fuori dei principali mercati. Ha avuto la sua ribalta negli anni Ottanta, quando le prime generazioni di broker portavano i risparmiatori ad investire in nuove compagnie, con risultati alterni.

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La tecnica di manipolazione più utilizzata su questi penny stock, e anche la più efficace, è quella del pump and dump. Si prende uno stock con volumi di scambio bassi e si comincia a comprare accumulando azioni, finché il prezzo non comincia a salire, trascinato dai nostri ordini di acquisto. A quel punto si possono pagare società di consulenza finanziaria per inviare milioni di email a piccoli investitori, esaltando il potenziale dello stock e pubblicando notizie false al fine di invogliare gli operatori, i più disinformati o creduloni, ad acquistare le azioni provocando un ulteriore rialzo. L’ulteriore salita nel prezzo dipende anche dall’intervento dei momentum trader, una categoria di operatori che si basa non su fondamentali economici o notizie ma su volumi di scambio e andamento del prezzo per acquistare le azioni. Questa è la fase pump, dopo la quale si comincia scaricare velocemente tutte le azioni acquistate in precedenza. Dall’altro lato ci saranno infatti persone disposte ad acquistarle e ne deriverà un crollo della quotazione. Questo è l’esito della fase dump.

Non si tratta di un’attività illegale, ma lo diventa però nel momento in cui si induce il pubblico ad acquistare uno stock fornendo informazioni sbagliate o del tutto inventate al fine di trarne un profitto. E quella della Cynk è uno dei pump and dump più famosi dell’ultimo decennio: il prezzo è salito del 24 mila per cento nel corso di poche settimane, passando da un valore di pochi centesimi ad azione ad oltre 17 dollari.

Mulholland, del resto, non è estraneo ad altri reati finanziari: nel 2001 fu condannato a pagare 5.3 milioni di dollari per il suo coinvolgimento nella manipolazione in stile pump and dump sulle azioni di una piccola azienda di energy drink,  e non avrebbe ancora pagato la multa. Morale della favola? Se mai nella vita ti trovassi con guadagni illeciti nell’ordine di 300 milioni di dollari, affitta un jet privato invece di prendere un areo di linea: te lo puoi permettere.

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