Anche il Bel Paese, che deve questo nome alla grandezza del passato, non è estraneo al rinnovamento dei circuiti turistici. Come mostrano le passeggiate guidate a Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino. Dove le periferie (e non solo) si sono aperte a nuovi linguaggi espressivi. Uscendone abbellite e allo stesso tempo rafforzate nella loro identità
— di Maria Paola Argenta
Approdano in Italia gli street art tour, passeggiate tra murales e graffiti, che a pieno titolo diventano arte di strada in un museo a cielo aperto: i quartieri. Roma, Milano, Napoli, Bologna e Torino, ma anche Palermo e Genova. Queste le città protagoniste di un fenomeno crescente e sempre più apprezzato, nato dall’idea di salvaguardare gli spazi urbani come un bene collettivo. Non solo quelli del centro storico, meta di turismo, ma anche quelli periferici, esprimendone la quotidianità e la vita.
Con questo spirito nella Philadelfia degli anni ’70 nacque la street art. Quando gruppi di giovani, sentendosi rifiutati dalla propria città, invadono lo spazio comune con le proprie firme. Queste azioni, da molti considerate atti di vandalismo, non erano altro che la manifestazione della volontà di essere parte di un contesto che li considerava invisibili, così affermavano se stessi e la propria esistenza, praticando il bombing (ripetizione della firma o tag). Gradualmente si è passati ai masterpiece (opere più grandi) realizzate da una crew (gruppo di artisti) per arrivare al grafitismo negli anni 2000. Quest’ultimo si pone un obiettivo altro dalla ripetizione del proprio nome su un muro. L’arte di strada mira infatti ad abbellire la città e renderla più piacevole.
Partito dall’America, questo fenomeno si è sviluppato nelle città europee, da Berlino, Lisbona e Parigi sino ad arrivare in Italia. Per le strade di molte città si possono osservare le opere dei writers, che manifestano le loro capacità artistiche sui muri che trasformano in tele, in quartieri che le espongono come saloni d’arte. Arte gratuita e per tutti: arte di strada. Questo permette di allargare i soliti circuiti turistici a zone nuove. Le periferie, infatti, sono in molti casi protagoniste di questo movimento artistico non convenzionale. E gli artisti stanno trovando sempre più spazi per esprimersi e farsi conoscere, ricevendo commissioni da privati cittadini, enti pubblici, associazioni e realtà che producono cultura indipendente.
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Roma
Nella Capitale l’arte di strada è sinonimo di riqualificazione della periferia a basso costo: edifici anonimi, spesso degradati, diventano opere d’arte. Si è sviluppata in quartieri come San Basilio, Quadraro, Prenestina, Ostiense, Tor Marancia ma anche Testaccio e Garbatella. Alla base di tutti i progetti che vedono la partecipazione di artisti italiani e internazionali c’è la voglia di integrare il tessuto urbano e i cittadini che lo abitano. MURO– Museo di Urban Art, ideato dall’artista e curatore David Diavù Vecchiato nel 2010 al Quadraro, è il progetto che ha raggiunto l’obiettivo di raccontare le storie dei luoghi e delle persone che li vivono e creare bellezza e sviluppo turistico/economico. Finanziato dai contributi dei soci sostenitori e dagli street art tour, MURO nasce dall’idea che anche le periferie possono raccontare il contemporaneo, così come l’arte contemporanea può aiutare il recupero di un’estetica urbana degradata.
Lo scopo è di tramandare la memoria e l’identità di un territorio per mezzo di immagini, emozioni e idee, parlando linguaggi visivi nuovi. Artisti e tecnici (Ron English, Gary Baseman, Alessandro Sardella e tanti altri) hanno prestato gratuitamente il loro contributo per rendere concreta una visione culturale e sociale in cui credono. Se è vero che MURO organizza visite guidate a piedi o in bici per scuole e turisti, è altrettanto vero che le opere sono prima di tutto dei cittadini e che l’iniziativa va principalmente in una direzione: recuperare luoghi in forte degrado e in totale abbandono per costruire un nuovo senso di appartenenza, rispetto e riappropriazione del territorio.
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Milano
Tre ragazze, Veronica, Giulia e Federica, diventate amiche tra le aule di Storia dell’Arte alla Statale, progettano Waam (Walk alternative art Milan), iniziativa che le vede guide turistiche, soprattutto per un pubblico milanese che intende uscire dai vecchi e soliti percorsi conosciuti. Il quartiere Isola è meta di molti itinerari per la particolare storia racchiusa nel suo nome: si chiama così perché per lungo tempo è stato separato dal resto della città dalla ferrovia. Lo sviluppo della street art ha permesso dunque a una zona che nasce come popolare e isolata di evolversi e acquistare nuova identità di quartiere della Milano da bere. Qui, infatti hanno lavorato e ancora lavorano moltissimi artisti conosciuti a livello italiano e internazionale. Zibe ha trasformato il volto di un perdente nell’icona di una generazione di emarginati che prende il sopravvento sui più forti. Microbo ha disegnato piccoli animaletti che avranno la meglio sul mondo degli umani. Santi ha rappresentato l’ambivalenza di voler astrarsi dal mondo o parteciparvi.
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Napoli
Il progetto napoletano ha inizio il 7 febbraio scorso grazie alla collaborazione dell’Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Napoli e al supporto dell’associazione culturale 400 ml. Federica Belmonte, studentessa in Conservazione dei Beni Culturali, appassionata di Banksy tanto da scrivere la tesi di laurea su di lui, ha ideato Paint Stories, passeggiata turistica fra murales, stencil, slogan e poster di artisti internazionali e non (Banksy, C215, Zilda, Miedo, Cyop & Kaf, Alice Pasquini), per raccontare la città attraverso i suoi muri e instaurare un nuovo rapporto con le architetture partenopee.
Si tratta di un percorso a piedi di circa 3 ore nel centro storico. Vengono promosse a cadenza settimanale visite guidate da storici dell’arte ed esperti di arte urbana, che ne svelano tecniche e segreti proponendo interpretazioni libere su un nuovo modo di rapportarsi al territorio. Artisti partenopei e internazionali hanno trovato così nuovi spazi per esprimersi e comunicare con i cittadini provocando riflessioni su un tipo di manifestazione artistica e raccontando la città attraverso i muri.
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Bologna
Anche nel capoluogo emiliano si è sviluppata una street art di alto livello artistico. Blu, Ericailcane, Dado, Draw e Mambo alcuni nomi di writers riconosciuti a livello internazionale che realizzano opere di grandezze considerevoli su pareti di scuole, palazzine del centro e della periferia. L’iniziativa è gestita da una piattaforma interattiva Bolognastreetart MAP, che permette ai singoli utenti di costruire un percorso che geolocalizza le opere di street art più interessanti presenti in città. Il risultato è una mappa che racconta l’evoluzione delle tendenze di street art cittadine, tentando di coltivare l’interesse da parte della comunità per questa forma d’arte. Chiunque può contribuire ad aggiornare la mappa anche tramite una sempice foto condivisa sui social con l’hastag #bolognastreetart.
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Torino
Un anno fa, nasce spontaneamente e in forma tutta volontaria la Street Art Tour Torino, curata dall’ associazione Il Cerchio E Le Gocce. Come spiega l’addetta stampa dell’associazione, Claudia De Giorgis, il tour si propone di raccontare l’evoluzione delle opere e la storia degli artisti che le hanno realizzate. Questa iniziativa ha talmente preso piede nella città piemontese che per districarsi tra le numerose opere presenti in città è nata Inkmap, una mappa che permette di individuare e raggiungere le opere di arte murale cittadine.
Le visite sono a offerta libera a seconda del gradimento e il ricavato viene usato principalmente per stampare le cartine Inkmap. Ogni visita finisce con un aperitivo al Samo, uno spazio post industriale in corso Tortona dove ci sono varie pareti di graffiti. Alla passeggiata culturale viene così abbinata la possibilità di conoscere l’altro, davanti a un bicchiere di vino: tenendo presente che, sempre più spesso, nelle città alienanti risulta difficile costruire nuove relazioni umane. Questo perché l’obiettivo del tour è quello di attrarre un pubblico sempre più ampio e farlo dialogare.