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«Rifaccio sui muri i miei sogni più cupi», intervista a Dulk

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4 Mag 2015   di Giorgia Basili
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Un artista poliedrico, che spazia dai murales al design e si ispira alla finezza dell’arte fiamminga. Rappresenta animali sinistri e «spezzati» dalla realtà. Come la creatura, a metà tra orso e panda, che ha dipinto su un palazzo nel quartiere romano di Tor Pignattara. In occasione della prima mostra nella Capitale, ci parla della sua poetica

[Foto: Urbis Ars]

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Antonio Segura Donat, in arte Dulk, è per la prima volta in mostra a Roma, presso la Galleria Varsi di Trastevere, Via di Salvatore in campo 51, con Broken Thoughts. Nell’ambito del Progetto Street Heart, Dulk ha realizzato, lo scorso fine-settimana, un murales a Torpignattara. L’iniziativa promossa da Marta Gargiulo, Massimo Scrocca con la collaborazione di Marco Gallotta, ha già visto tre artisti all’opera. Dopo il contributo di Etnik, in Via Bartolomeo Perestrello, è la volta dell’artista catalano, nato a Valencia nel 1983. Illustratore, graphic designer e street artist, ha già conquistato molte città: ultima tappa a Miami, dove ha preso parte all’Art Basel.

Lo stile dell’artista, esponente del Pop Surrealism, si caratterizza per i suoi colori brillanti e la ricchezza di dettaglio. Siamo catapultati in scenari immaginifici, una giungla di piante e animali dalle tinte sgargianti, che si scrutano, dormono, giocano, sottostanno alla legge del più forte o spezzano la catena alimentare, in rapporti nuovi ed inattesi. Associazioni bizzarre, dolcemente solleticate o amaramente ostentate. Teschi, funghi velenosi, pesci volanti, unicorni e gatti ciclopici. Un mondo popolato da creature incredibili, con corpi spezzati e bottoni al posto degli occhi. Scenari che riportano l’immaginazione di un adulto a voli inaspettati. Così, la creazione per Progetto Street Heart a Torpignattara, in Via Antonio Tempesta, vede protagonista un goloso orso-panda che si lecca i baffi, prima di gustare l’ovetto che ha appena rubato dal nido, accuratamente nascosto, sotto gli occhi di un dolente pappagallino. Dopo aver concluso il proprio lavoro Dulk ha risposto ad alcune nostre domande.

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Possiamo dire che sei un artista poliedrico, visto che i tuoi interessi spaziano dalla grafica alla Street Art. Come sono legate tra loro queste diverse espressioni creative?

Approccio illustrazione e Street art in maniera similare, più o meno allo stesso modo. È chiaro che per un’illustrazione, avendo un cliente determinato, si devono rispettare le finalità che il committente vuole ottenere. Il lavoro risulta per questo sin dall’inizio incanalato e l’indirizzo da prendere è più evidente. Però lo stile e la forma sono più o meno simili, cambia solo l’approccio. Mentre il design grafico è tutto un altro mondo.

Parlaci della tua mostra per la Galleria Varsi. Perché avete scelto il titolo Broken Thoughts?

Broken Thoughts: sono come dei fili comunicativi che saltano e si riconnettono a livello inconscio. Si può dire che il mio lavoro sia un po’ basato sui sogni. Come in un sogno-incubo, queste figure animate fanno la loro comparsa, comunicano ed interagiscono, creando storie. I miei personaggi sono sempre un po’ spezzati, hanno una vita rotta. È una maniera di distogliere gli occhi da una realtà semplice e da un significato univoco.

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Gli animali che scegli per le tue creazioni hanno espressioni caricate, stereotipate. Li senti come personaggi umanizzati o riprendono i tratti tipici dell’animale che rappresentano?

Non sono umanizzati. Cerco sempre di dare un tocco gradevole e simpatico ma alla fine rimane sempre il lato più cupo. Ciò che è più oscuro mi viene più grande, ha più forza e prende il sopravvento. Prima facevo pupazzi, personaggi molto più sinistri. E ora sono piu piacevoli, ma hanno sempre una faccia sinistra, anche se è camuffata. Quindi con questi personaggi accendo un fuoco tra il bene e il male. Normalmente quando disegno un animale, raccolgo molte informazioni, studio le foto, i video per conoscerne i comportamenti,  la postura, i movimenti, il modo di relazionarsi con i simili o con altre specie. Esagerandolo, cambiando un po’ il significato, ma mantenendo sempre il suo vero comportamento.

La tua finezza e precisione di segno sono portati dell’arte Fiamminga, che ti ha molto influenzato. Quali artisti del passato riconosci come tuoi maestri per tecnica e poetica?

Prima la tecnica e il trattamento erano un po’ più puri. L’artista che mi ha influenzato maggiormente è El Bosco, Bosch. Da Caravaggio riprendo la tecnica e il suo particolare trattamento coloristico, partendo dai toni più scuri. Ho studiato anche Ribera, lo Spagnoletto, che infatti riprende la propria maniera da Caravaggio. Tuttavia devo dire che in questo momento non riprendo l’ispirazione dell’esterno, vado evolvendo il mio lavoro, cercando di formare il mio stile personale.

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