La richiesta di scarcerazione del nostro amico, arrestato dopo la manifestazione contro le politiche della troika a Francoforte, è stata respinta. E le indagini sono concluse. Non ci sono prove di aggressioni da parte sua. Ma per le normative tedesche sulla sicurezza, ora passa per un violento e un sobillatore. Che non è e non è mai stato. La situazione, spiegata dalla A alla Z [Skip to English version]
Federico Annibale si trova ancora in carcere a Francoforte. È passato quasi un mese da quel 18 marzo, quando è stato arrestato intorno alle 10.30 del mattino mentre, seduto, stava mangiando un panino. Si era recato nella città tedesca per partecipare a Blockupy, la manifestazione internazionale contro le politiche della troika. Su 350 persone trattenute dalla polizia tedesca, Federico è stato l’unico ad essere fin da subito in arresto e non in stato di fermo come gli altri. Non è mai uscito dal carcere. E rischia di doverci restare ancora molto, troppo tempo.
Il 9 aprile le indagini della pubblica accusa si sono concluse. E non c’è nulla che provi il grave capo d’imputazione che pendeva su Federico, quello di “lesioni a pubblico ufficiale”. Come abbiamo precedentemente riportato in base a informazioni venute dai suoi genitori e dagli avvocati, Federico è ritenuto uno dei partecipanti agli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine nei pressi della nuova sede della Banca Centrale Europea, inaugurata proprio quel giorno dal presidente Mario Draghi.
L’identificazione è stata possibile perché era a volto scoperto e indossava una giacca rossa altamente visibile nella folla, come mostrato dall’unica foto disponibile in cui compare Federico, pubblicata su un giornale locale di Francoforte. Contro di lui c’erano le testimonianze di alcuni agenti che lo avrebbero visto intento nel lancio di pietre e bottiglie di vetro contro i cordoni della polizia in assetto antisommossa. E l’unico materiale audiovisivo risultato disponibile era un video in cui si vede Federico Annibale che lancia un ombrello. Ebbene, niente di tutto questo si trova agli atti: Federico non ha aggredito né danneggiato qualcuno.
Che cosa c’è davvero contro di lui? La testimonianza degli agenti che, subito dopo l’arresto, gli avrebbero trovato addosso due pietre. E qui viene il problema. In Germania vige una normativa speciale in materia di ordine pubblico, denominata 125 A. Parte di essa riguarda proprio le manifestazioni e la condotta tenuta dai partecipanti ritenuti “pericolosi”. Il ritrovamento di quelle due pietre durante una manifestazione sfociata in scontri e disordini fa sì che Federico vi rientri, per aver attentato alla pubblica sicurezza. L’accusa definitiva formulata dal Pubblico Ministero è quella di “Schwerer Landfriedensbruch”, ovvero di essersi staccato da una folla per commettere atti violenti, portando con sé un’arma o uno strumento pericoloso. E rischia dai 6 mesi ai 10 anni di reclusione.
Sempre il 9 aprile, si è tenuta un’udienza preliminare per la sua scarcerazione in attesa del processo. Che non è stata accettata. Nonostante Federico, su consiglio del suo avvocato, avesse inviato una lettera al giudice cui spiegava di aver partecipato alla manifestazione e forse di aver perso il controllo trovandosi in mezzo a degli scontri non provati da lui, ma di non aver mai e in nessun modo aderito a frange violente. Nonostante avesse richiesto la libertà vigilata, assicurando le condizioni per la sua permanenza a Francoforte fino all’inizio del processo, in casa di amici di famiglia che rivestono posizioni rispettate e di rilievo. Secondo il giudice Federico sarebbe potuto scappare in Italia. Secondo il suo avvocato, la legge tedesca è molto rigida verso gli stranieri accusati e non è la prima volta che si verificano problemi e forzature del genere.
Il processo, in cui sarà verificata l’accusa di “Schwerer Landfriedensbruch”, comincerà in un periodo compreso tra i 2 e i 5 mesi, che Federico dovrà trascorrere in carcere, con la possibilità di ricevere solo tre visite e di effettuare telefonate a tre numeri per un totale di 60 minuti ogni mese. Suo fratello Lorenzo, che in queste ore si trova a Francoforte, ci ha raccontato che durante l’udienza di ieri, alla quale non era ammessa la presenza dei familiari, gli è stato impedito di vederlo attraverso una vetrata sull’aula, opportunamente coperta da una tenda sebbene non rientri nella procedura. Tolta la seduta, poi, prima che gli fosse consentito di avvicinarsi a Federico e parlarci, Lorenzo e un cugino sono stati trattenuti e perquisiti da una decina di poliziotti.
Questi sono i fatti. E i fatti ci dimostrano che Federico rischia di essere considerato alla stregua di un violento, un sobillatore, addirittura un terrorista. Dopo averli spiegati, da colleghi ma soprattutto amici di Federico, non possiamo esimerci dall’esprimere una valutazione. Sebbene l’iter che abbiamo spiegato sia coerente con la normativa tedesca, Federico sta ricevendo un trattamento estremamente rigido e, di conseguenza, in parte immotivato rispetto al reale impatto delle sue presunte azioni in piazza e al suo profilo. Certamente è stato influenzato dalla rabbia montata a Francoforte e in tutta la Germania a causa dei disordini e dei danni ingenti provocati dalla manifestazione Blockupy. Un trattamento che mostrerebbe quasi di voler essere “esemplare”.
Se saranno dimostrate sue colpe, avrà sbagliato e, oltre alla lunga reclusione che sta già scontando, ne pagherà le conseguenze. Ma come si può non tenere conto del fatto che Federico è stato riconosciuto perché era a volto scoperto e indossava una giacca rossa – quindi privo di un equipaggiamento che faccia pensare a un suo coinvolgimento ponderato, abituale o determinante ai disordini di quel giorno -, tra manifestanti muniti di casco e vestiti di nero, che compaiono in migliaia di foto disseminate per il web? Perché dubitare della sua permanenza a Francoforte che era garantita, se oltretutto non ha mai opposto resistenza o tenuto una condotta scorretta dal momento del suo arresto sino ad oggi? Perché impedirgli la vista, anche di straforo, dei suoi parenti più stretti presenti sul posto?
Non possiamo certo rivolgerci alla polizia o alla pubblica accusa tedesche. Ma a chiunque abbia sentito parlare di Federico e della sua vicenda, sì. E ribadiamo con forza come in varie altre occasioni fin dai tempi della scuola superiore, si trovava a Francoforte con un gruppo di compagni universitari per prendere parte a Blockupy a titolo personale. Niente di più. Non ha mai fatto parte di alcun gruppo o organizzazione, comprese le molte che stanno esprimendo sostegno per lui. Non è mai stato fermato durante uno dei molti cortei a cui ha partecipato. Non ha accuse di nessun tipo precedenti a quella per cui è in attesa di giudizio a Francoforte, che siano connesse ad atti violenti o a qualunque altro tipo di reato. Federico non è un sobillatore e non è un violento.
Federico è uno studente per un master in Development Studies alla SOAS di Londra nonché un nostro collaboratore e autore per la sezione “Produzioni” di dailySTORM, che conosce i temi per i quali manifesta e che non si è mai relazionato con realtà estremiste né frange violente. Federico è uno di noi e lo rivogliamo a casa, il prima possibile.
Siamo con te.