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Immigrazione in Grecia, una sfida umanitaria per Tsipras

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31 Gen 2015   di Chiara Cacciotti
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Tra le sfide del nuovo governo di Syriza c’è l’emergenza sociale. Un lato della crisi che affligge non solo i greci, ma anche migranti e richiedenti asilo. Lasciati spesso ai margini dell’azione politica e sfruttati dalla propaganda di Alba Dorata per guadagnare voti. Ma il nuovo premier non ha ancora risposte chiare

Greece Migrants

«Siamo un governo di salvezza sociale. La nostra priorità dovrà essere quella di affrontare la crisi umana. Il popolo pretende da noi di lavorare duramente per difendere la sua dignità». A parlare è il neo premier greco Alexis Tsipras, nella prima riunione del Consiglio dei ministri. E non è un caso che sia stata una delle sue prime dichiarazioni, assieme ad altre riguardanti la questione del debito. Perché quella che la Grecia sta vivendo da ormai diversi anni — sembra banale dirlo — è soprattutto un’emergenza sociale, e la disoccupazione giovanile (e non) alle stelle ne è solo l’esempio più lampante. Per non parlare del drammatico aumento del numero di ricoveri coatti nelle strutture psichiatriche: secondo il Greek Greece Reporter avrebbe superato la soglia del 55% rispetto agli anni precedenti, con alcuni ospedali — come quello di Dafni, in Attica — che ormai accolgono in media duecento nuovi casi al mese.

Ma il nuovo primo ministro dovrà fare i conti anche con un’altra emergenza umanitaria, non meno grave e rilevante delle precedenti. In maniera non molto diversa dall’Italia, infatti, anche la Grecia è un porto d’attracco per richiedenti asilo. E proprio per il trattamento riservato nei loro confronti è stata più volte condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, in particolare per il mancato rispetto del principio di non refoulement, “non respingimento”, previsto dall’articolo 3 della Convenzione europea per i Diritti Umani. Ma anche chi non è stato rimandato indietro non se la passa certo bene.

Secondo Frontex, la Grecia è la porta d’ingresso principale per migranti irregolari e richiedenti asilo africani e asiatici. Nel 2011 la Corte di giustizia europea ha ritenuto che il 90% di tutte le entrate irregolari verso l’Europa si siano verificate attraverso i confini greci. Ingressi che avvengono tanto via mare quanto via terra, soprattutto al confine nord-orientale con la Turchia. Sempre nello stesso anno, il governo greco affermò che i maggiori gruppi di migranti irregolari (60%) provenivano dall’Afghanistan e dal Pakistan. Secondo l’Eurostat, inoltre, nel 2013 erano 975.400 gli stranieri che vivevano e lavoravano in Grecia, rappresentando l’8,6% della popolazione. Di questi solo 151.200 (1,3%) provenivano da altri Paesi dell’Ue, mentre 824.200 (7,3%) da Paesi terzi.

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Popolazione straniera e di origine straniera nell’UE-27 [Eurostat]

immigrazione-in-grecia-1

Molti dei richiedenti asilo vivono in baracche, fabbriche o case dismesse finché la polizia non li trova e rinchiude in un centro di detenzione per migranti (simile ai nostri CIE) dove subiscono maltrattamenti e violazioni di diritti umani. Più volte sono affondati barconi nel mar Egeo con decine di vittime, e più volte l’UNHCR ha bacchettato Atene per non rispettare le corrette procedure d’asilo e rispedire i migranti nel loro Paese, dai quali molti scappano nel fondato timore di rischiare la vita. Tasia Christodoulopoulou, il nuovo vice ministro per le Politiche migratorie, ha affermato pochi giorni fa che una delle priorità del nuovo governo sarà dare la cittadinanza a tutti i figli di migranti che sono nati e cresciuti in Grecia. Per gli altri, la riunione è rimandata a data da destinarsi.

Lo scorso 15 dicembre un presidio di cittadini siriani è stato sgomberato da piazza Syntagma, dove si erano accampati in 300 per chiedere al Parlamento il loro diritto d’asilo. L’ormai ex governo è stato costretto a rilasciare a tutti i manifestanti un documento di protezione internazionale e un titolo di viaggio equipollente al passaporto, un segnale certamente positivo ma che ha più tamponato la situazione contingente che risolto quella generale. Certo, anche l’Unione Europea ha le sue responsabilità, in primis per l’annosa questione del Regolamento di Dublino, che ancora obbliga a richiedere asilo nel primo Paese d’approdo. Ma la Grecia, da parte sua, ha sempre ritenuto la faccenda dei migranti una questione secondaria. Inoltre, organizzazioni internazionali come Amnesty International hanno denunciato spesso negli anni passati le continue violenze e persecuzioni da parte della polizia greca e dei gruppi di estrema destra.

parlamentari Alba Dorata

In molti potranno pensare che effettivamente sia così, che un Paese più volte vicino al collasso non ha tempo per pensare anche a soggetti terzi. Come se esistessero due drammi su binari paralleli, uno dei quali è però più rilevante perché entro i confini nazionali. Eppure è bene ricordare che c’è chi deve praticamente tutto alla paura per l’immigrato. Fortune elettorali come quelle del partito Alba Dorata sono il risultato di questo modo di pensare, nelle sue manifestazioni più estreme. Molti ricordano le folli affermazioni del loro leader Nikolaos Michaloliakos, quando propose l’uso di mine per fermare i migranti irregolari o negò l’esistenza delle camere a gas ad Auschwitz. Altri ricordano meglio il famoso documentario andato in onda sul canale britannico Channel 4 nel 2013, in cui alcuni esponenti del partito pronunciarono frasi come «fare saponette con gli immigrati» perché «primitivi, subumani e contaminati» e pronti ad essere «infornati».

Quelle persone, lungi dall’essere casi isolati di insanità mentale, hanno ottenuto ad oggi più successi che sconfitte. Nelle elezioni parlamentari del 2012 ricevettero il 6,97% delle preferenze, con 21 seggi su 300; con le europee dello scorso anno guadagnarono il 9,4% e 3 europarlamentari. Oggi, a distanza di pochi giorni dalle nuove elezioni politiche, si sono confermati nuovamente come terzo partito del Paese, nonostante i suoi vertici siano ormai quasi tutti dietro le sbarre (con accuse come appartenenza ad un’organizzazione criminale e omicidio). A partire dal loro primo insediamento in Parlamento nel 2012 è stato un crescendo di iniziative tanto xenofobe quanto paradossali: a metà giugno, subito dopo le elezioni, organizzarono in piazza Syntagma un’enorme distribuzione di pasta, latte e olio, rigorosamente solo per i cittadini greci muniti di carta d’identità ed escludendo gli immigrati. Misero inoltre a disposizione alcune auto blu per la cittadinanza (greca) che ne avesse avuto bisogno.

Insomma, come tutti gli attuali partiti europei di estrema destra con orientamento xenofobo, giocare sulla disperazione di locali e stranieri ha dato i suoi frutti. Il successo di Syriza è senza dubbio un cambiamento epocale in una Grecia reduce dalle politiche fallimentari di Antōnīs Samaras, ma la strada da fare è ancora tanta, e in salita. E fino a quando il popolo greco non sarà in grado di rialzarsi in piedi, a pagare lo scotto più duro saranno come sempre i più deboli, tra i quali risultano anche migranti e richiedenti asilo.

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di Chiara Cacciotti
Laureata in Lettere moderne. Ma visto che mi piacciono i soldi facili, ho deciso di specializzarmi in un settore ancora più redditizio: antropologia culturale. Appassionata di culture altre e giornalismo. Cerco di coniugare le due cose scrivendo di come i mass media italiani rappresentano i migranti.


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