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Gli utenti bocciano il nuovo Corriere.it, ma il web è conservatore?

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9 Mar 2014   di Federico Gennari Santori
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Un sito tutto nuovo per il Corriere della Sera, lanciato in pompa magna. Ma la risposta dei lettori è tutt’altro che positiva, soprattutto da parte di quelli più affezionati. Il web è contro la novità o il più autorevole giornale d’Italia perde colpi?

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“Caotico”, “illegibile”, “pessimo”. E ancora “improponibile”, “orrendo, “imbarazzante”. Qualcuno rincara la dose definendolo addrittura “penoso”, “ridicolo”, “un sito per bimbiminkia”. E’ netto il giudizio degli utenti sulla nuova versione del corriere.it. Netto e impietoso. Al punto che potremmo pensare ad un web intriso di conservatorismo. Ammesso che si possa chiamare così, le ragioni sembrano esserci tutte. Vediamo perché.

Il nuovo sito è totalmente diverso dal precedente. Home page essenziale, lanci brevi, catenacci assenti. Massimo rilievo dato alle foto e tante, tante gallery. Gallery ovunque, anche dove sembrano totalmente inutili.  “Sembra Pinterest” – uno dei social network basato sulle immagini più in voga – commenta qualcuno. Non è la stessa cosa, certo, ma l’intento del Corriere è chiarissimo. L’ampiezza e la tempestività del web, nonché il sempre più ampio impiego di dispositivi come smartphone e tablet, hanno drastiche conseguenze sulle modalità di fruizione delle informazioni e sta ai media riuscire a “reggere botta”, adattando i propri contenuti e la propria comunicazione alle esigenze dei lettori.

Ebbene, su internet e, in particolare, su Facebook la soglia d’attenzione del lettore diminuisce, perciò va attirato al punto di convincerlo a cliccare. E nella stragrande maggioranza dei casi ad attirare sono titoli d’effetto e, soprattutto, immagini. Il Corriere, seguendo le tendenze, ha scelto di assecondare le pulsioni dell’utenza ed adattarsi. Perché i titoli sono brevi e non ci sono catenacci né occhielli? Semplice, per sapere di che cosa si tratta, dovremo cliccare per andare sull’articolo in questione. Ovviamente, invogliati da una bella immagine o dal link a una delle immancabili gallery. Per un giornale, si sa, i click sono fondamentali, soprattutto per poter vendere più pubblicità online, sulla quale c’è ancora qualche inserzionista che sembra scettico. Per fare strada a questa logica, però, ad essere ridimensionati saranno certamente i contenuti più pregnanti, che alcuni troverrano con meno facilità e frequenza di un tempo.

Molti lettori, infatti, soprattutto quelli che capitano sugli articoli meno “per caso” di altri, questo lo sanno. No, non parliamo di esperti di settore, giornalisti o esperti di comunicazione, ma semplicemente di chi, per abitudine, “sfoglia” almeno un giornale sul web, come un altro farebbe sulla carta. I commenti negativi e davvero poco gratificanti alla nuova policy del Corriere ci dicono che a questi lettori – gli unici che potrebbero fare commenti del genere e fare paragoni tra la versione attuale del sito e una precedente – tutto ciò non piace. Perché allora il Corriere lo fa? Perché i potenziali lettori sono molti di più dei lettori. Considerando opportunità che il web 2.0 grazie ai social offre, per i media il grande traffico viene da chi abitualmente non legge giornali perché non è interessato ad un’informazione mirata, e incappa nelle notizie in maniera per lo più casuale su Facebook o va a cercare quelle più frivole o scabrose. Così adopera internet la maggior parte degli italiani. Ora, su internet ci stanno tutti, da chi naviga anche per leggere ed informarsi a chi naviga soltanto per svago, ma è proprio quest’ultima categoria che comprende la maggioranza degli utenti. Come attirarli? Chiaro, con tutto ciò che più si avvicina alla domanda di svago. E quindi, sotto con titoli d’effetto, foto grandi e tante, tante gallery.

Chi si è scagliato contro la nuova veste grafica del Corriere chiede di tornare alla versione precedente o, più umilmente, afferma di non gradire l’attuale. Leggendo i commenti si capisce che hanno bisogno di qualcosa di diverso. Evidentemente, loro sono i lettori o almeno lo sono in gran parte. Quelli che sono abitiuati a sfogliare giornali e a fruire delle informazioni in un certo modo. Sono conservatori? A quanto pare sì e a ragione. Vorrebbero che si conservasse un’informazione meno concentrata su titoli e immagini, ma più sui contenuti. Più centrata sulla qualità e meno sull’effetto. Il mercato è il mercato e ha delle leggi. Ma l’Informazione è l’Informazione e ha una missione. Siamo di fronte ad una forma di conservatorismo, in senso letterale ma non retrogrado. Una della poche.

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di Federico Gennari Santori
Attivista in associazioni e movimenti fin dal liceo (fieramente classico), incappato nel mondo del giornalismo. Che mi piace, al punto da aver partorito la folle idea di dailySTORM, che oggi coordino. Tempo perso? Lo vedremo. E comunque, già da ora so che non lo è affatto.


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