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“Rivoluzione Uruguay”: legalizzazioni, austerity alternativa e molto altro

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27 Dic 2013   di Eleonora Cosmelli
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Legalizzazione della marijuana e delle nozze gay e una diversa idea di austerity: la svolta del 2013 nel Paese di Mujica parte da una nuova politica

RIFORMA CORAGGIOSA – L’11 dicembre l’Uruguay ha legalizzato la marijuana. Questo lo sappiamo tutti. Quel che non tutti sanno è fin dove questo “esperimento” (così è stato definito dal PresidentePepe Mujica) si sia spinto. Infatti, mentre la notizia di questa piccola rivoluzione faceva il giro del mondo, l’Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti (INCB) dichiara la manovra “una violazione del diritto internazionale”.

Questo piccolo Paese ai confini dell’occidente ha in qualche modo inceppato gli ingranaggi della grande macchina delle relazioni internazionali, dichiarando la propria autonomia legislativa e politica. Al di là di tutti i commenti che possa sollevare la regolamentazione del commercio  e dell’uso delle droghe leggere, probabilmente questa rimane la conseguenza più importante di questa famosa legalizzazione: l’Uruguay si è rivelato un esempio di Paese ex coloniale capace di “ragionare con la propria testa”, muovendo i primi passi addirittura contro le aspettative dei Paesi abituati a imporsi sul Sud America.

Rivoluzione Uruguay

TERZA VIA – Il governo Mujica, tuttavia, si è spinto ben oltre. Tra le altre “riforme shock” approvate quest’anno, ci sono la depenalizzazione dell’aborto e la legalizzazione dei matrimoni gay. Riforme impensabili fino a pochi anni fa in un Paese latino-americano (per non parlare del fatto che le nozze omosessuali sono ancora un tabù in Italia e in molti Paesi del “civilissimo” Vecchio Continente). Questi sono i motivi principali che hanno spinto l‘Economist ad eleggere l’Uruguay “Paese dell’anno”. E in effetti, molti speculano sul fatto che un governo d’ispirazione socialista riesca a portare avanti delle riforme così audacemente liberali. Ma prima di tutto bisogna definire il termine “liberale”, che in questo caso si riferisce semplicemente alla natura progressista di queste riforme e alla nuova “apertura” del Paese.

L’apparente contrasto tra un governo socialista e delle riforme liberali è presto risolto se si considera che tali riforme sono profondamente di sinistra, fondate su una chiara idea di democrazia e di sviluppo. La legalizzazione della marijuana è, in questo senso, una giusta sintesi tra il rispetto della libertà individuale (idea liberale) e la rivalutazione del ruolo centrale dello Stato come affidatario del monopolio di questo commercio (idea socialista). Insomma, provocatoriamente si potrebbe guardare a queste riforme come un primo passo verso la scoperta, da parte dell’Uruguay, di una famosa “terza via” alternativa a Comunismo e Capitalismo che i Paesi ricchi non riescono a intravedere.

Rivoluzione Uruguay

AUSTERITY ALTERNATIVA – Rimanendo con i piedi per terra, quel che più colpisce di questo 2013 “anno dell’Uruguay” è soprattutto il pragmatismo non solo delle riforme, ma anche del metodo politico messo in atto dal governo. Buona parte del merito spetta alla figura del Presidente Pepe Mujica, ex attivista del movimento Marxista-rivoluzionario dei Tupamaros. Oggi è famoso nel mondo per essere il Presidente della Repubblica più povero al mondo: del suo stipendio di 150.000 dollari all’anno, Mujica ha deciso di riscuoterne solo 1.250 al mese (circa il 10%). Lui trova che il termine austerità (o austerity, come amiamo chiamarla per scimmiottare gli anglo-americani) sia abusato nel Nord del mondo e soprattutto in Europa, e ne ha proposto un modello alternativo, basato in primis sull’esempio che può dare la politica ai cittadini.

La fiducia e la collaborazione dei cittadini, radici profonde della democrazia, si possono ottenere solo con questa dose abbondante di trasparenza. Il risultato non sono solo bei discorsi astratti, ma dati concretissimi che arrivano dalla Transparency International (The global coalition against corruption): l’Uruguay presenta dei livelli di corruzione miserrimi in confronto ai propri vicini Sud Americani. Il Paese cresce, dunque, e ottiene riforme eclatanti in tempi brevi. Alla faccia nostra, della nostra austerity e dell’avida inadeguatezza della nostra politica.

Eleonora Cosmelli

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di Eleonora Cosmelli
Sono nata nel 1994, quindi incarno a malincuore il cosiddetto "ventennio berlusconiano". Studio Politics, Philosophy and Economics (secondo anno) e sono volontaria per Jandira Onlus. Esterofila di professione, scrivo di Ex Unione Sovietica e Sud America. Per il resto, spero di non finire a incarnare il "trentennio berlusconiano".


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