La certificazione di residenza attiva in Cina. Stabilisce differenti diritti per cittadini provenienti da diverse aree geografiche. Ecco come funziona
户口 hùkǒu si traduce “registrazione di residenza” o in un’accezione meno letterale, “popolazione”, in riferimento al numero di individui registrati nei censimenti e per la fiscalità. Il primo carattere, 户, significa “porta” o “famiglia”, il secondo invece, 口, vuole dire “bocca” ed è il carattere utilizzato dopo un numerale se ci si riferisce ai membri di una famiglia.
L’hukou è un sistema di certificazione di residenza della Repubblica Popolare Cinese, che, oltre a registrare l’area di residenza di una persona, include informazioni identificative e dati personali su di essa e, essendo rilasciato per nuclei familiari, è anche utilizzato come registro familiare in diversi ambiti amministrativi. Questo sistema, detto anche “huji” (户籍), ha origini nell’antica Cina imperiale.
L’hukou fu istituito nel 1958 e il suo scopo era quello di distinguere la popolazione cinese rurale da quella urbana e dunque i lavoratori delle Comuni agricole da quelli delle “Unità di Produzione” (danwei) cittadine. Se lo stato maoista creò un simile sistema fu per imporre un rigido controllo sugli spostamenti della popolazione, evitando una caotica ed eccessiva urbanizzazione, tipica dei momenti di rapido cambiamento e modernizzazione sociale, come quello che la Cina affrontava ai tempi.
Sostanzialmente, l’hukou stabilisce differenti diritti per cittadini provenienti da diverse aree geografiche, perchè i programmi per l’assicurazione sociale, il benessere sociale e l’assistenza sociale sono finanziati a livello locale. In questo modo, ad esempio, a chi dalla campagna si trasferisce in una metropoli non sono garantiti servizi pubblici, come la sanità e l’istruzione.
Con il profondo cambiamento sociale cinese dell’ultimo trentennio, l’integrazione tra città e campagna è stata sempre maggiore e decine di milioni di persone sono emigrate nelle metropoli per lavorare. Seppure i controlli sugli spostamenti della popolazione sono stati allentati, però, l’hukou esiste ancora, ed è una cosa che passa sempre meno inosservata: la popolazione cinese non è più ben disposta come anni fa a rispondere degli obblighi dovuti al proprio hukou per questioni legali e burocratiche. E il costo sociale di tutto ciò non è indifferente.
E così le discussioni riguardo all’hukou, in ambito cinese e internazionale, diventano più scottanti e fondamentali nel dibattito sulla necessità di riforme nella società cinese, la cui “armonia” è dilaniata dalla disuguaglianza sociale e dalla disparità di distribuzione delle ricchezze. Sono stati attuati vari provvedimenti, ma mai un’effettiva riforma del sistema. Tra lo hukou urbano e quello rurale, intanto, la differenza è un limite sociale più che evidente: le possibilità in ambiti essenziali come l’istruzione sono molto inferiori per i cinesi nati nelle zone rurali. E spesso la popolazione è sempre più disposta a sacrifici e sotterfugi per accedere al welfare di Shanghai o Pechino.
Tra i vari tentativi di regolamentazione del sistema, quasi sempre a base locale, si possono trovare carte di residenza e perfino originali sistemi a punti, accumulati grazie a fattori come il conseguimento di una laurea nei tempi prestabiliti o l’acquisto di una casa e tolti per aver commesso “peccati” come avere più di un figlio. E, come si può immaginare, il mercato nero, come anche quello immobiliare che attualmente sta vivendo un momento particolare in Cina, è sempre più coinvolto nella questione dell’hukou.
Secondo l’Accademia Cinese delle Scienze Sociali, nel Maggio 2011 oltre 18mila gli articoli sulla riforma dello hukou erano disponibili su Baidu News, ma, nonostante la grande attenzione sulla questione, rimangono radicati elementi di resistenza al vero cambiamento del sistema: se la popolazione urbana custodisce gelosamente i servizi pubblici che ha a disposizione e che potrebbero risentire di una mobilità incontrollata, dall’altra parte, i migranti dalle zone rurali spesso sono attanagliati dal dubbio di chi lascia la vecchia strada per la nuova e temono di perdere con il diritto alla terra l’unica forma di sicurezza sociale che sostiene le loro famiglie in caso di crisi o disoccupazione.
Wen Jiabao, il Premier cinese uscente, durante l’Assemblea Popolare che recentemente ha “investito” ufficialmente la nuova leadership cinese, ha sottolineato l’importanza di una riforma dell’hukou: già nel 2007 il Ministero della Sicurezza Pubblica cinese aveva dichiarato che il sistema sarebbe dovuto progredire verso un’uguaglianza sempre maggiore tra cittadini rurali e urbani e un’organizzazione più razionale delle risorse del Paese.