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商 – “Commercio”: la Cina soffia agli USA il primato commerciale mondiale

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15 Feb 2013   di Redazione
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La Cina è attualmente la maggiore potenza mondiale, in termini di quantità complessiva di importazioni ed esportazioni di merci. Per ottenere questo record, il colosso asiatico ha dovuto soffiare agli Stati Uniti un primato commerciale mondiale che questi ultimi detenevano fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, segnando così una svolta storica.

I dati ufficiali parlano chiaro: le esportazioni cinesi del 2012, in totale, raggiungono un valore di 3.870 miliardi di dollari, contro la somma di 3.820 miliardi di dollari riportata la settimana scorsa dal Commerce Department statunitense. Se poi si fa attenzione alla differenza tra import ed export, è ancora più evidente il trionfo cinese: mentre Pechino ha un surplus di 231,1 miliardi, Washington, stando a quanto esposto dalla US Bureau of Economic Analysis, registra un disavanzo di 727,9 miliardi.cina-usa商“shāng” è il termine generico della lingua cinese per il “commercio”, utilizzato in moltissime parole composte legate al mercato. Questo carattere, secondo la sua etimologia pittografica, raffigura una botte di vino sullo scaffale di un negozio.

Il primato cinese nel commercio è legato principalmente al rapido emergere della Repubblica Popolare come principale partner negli scambi bilaterali per moltissime Nazioni: oltre a quelle asiatiche e africane, recentemente si stanno aggiungendo anche alcune potenze europee, in primis la Germania.

Jim O’Neill, un’analista del Goldman Sachs Group, parlando dello specifico del caso dell’incremento dei rapporti economici tra Cina e Germania, ha aggiunto che è prevedibile che le esportazioni tedesche in Cina divengano, entro la fine di questa decade, il doppio di quelle dirette verso Francia e altri Stati europei. E se la Cina dal 2009 è il più grande esportatore mondiale, secondo una previsione dell’anno scorso della HSBC Holdings Plc, confermata da quanto sta accadendo, mancano solo quattro anni prima che capeggi anche nelle importazioni.mekell-xiTutto ciò può stupire se si pensa che l’interesse della Cina per le importazioni è giovane, se confrontato con la tradizione statunitense o britannica. Basti pensare che, nel 1793, l’Imperatore cinese Qianlong disse in una lettera a Re George III: «possediamo ogni cosa. Non do valore ad oggetti strani o indigeni e non so cosa fare con i prodotti della vostra Nazione». Nel periodo maoista, poi, sia l’ideologia anticapitalista diffusa, sia l’isolamento nei confronti della maggior parte del resto del Mondo, lasciarono ben poco spazio al commercio con l’estero ed è solo dal 1978, quando l’economia cinese ha cominciato a crescere di circa il 10% annuo, che le cose sono cambiate.

Del resto, queste trasformazioni economiche vanno viste anche alla luce di fattori socio-politici della scena attuale cinese. Il governo, infatti, ha di recente varato le linee guida per la redistribuzione dei redditi, con un grande piano di riforme, reso necessario dall’acuirsi della diseguaglianza sociale e del conseguente malcontento delle masse, sempre più difficile da ignorare. E aumentare i redditi della fascia più bassa della popolazione, oltre a prevenire i rischi dati dal venire meno dell’“armonia” nazionale, rientra anche in un più ampio progetto: trasformare il sistema economico cinese, che da decenni è “export-oriented”, in un’economia fondata sul mercato interno.

shopping in china

In merito alla questione del sorpasso del primato USA, Nicholas Lardy, uno studioso del Peterson Institute for International Economics, ha detto al portale Bloomberg: «E’ notevole il fatto che un economia che è solo una frazione dell’economia degli USA abbia un volume maggiore di commercio». Il prodotto interno statunitense, infatti, è quasi il doppio di quello cinese, secondo la World Bank. O’Neill e altri studiosi sostengono che i rapporti tra Cina e USA sono in questo momento particolarmente delicati e che, nonostante molti siano ancora riluttanti all’idea, sarebbe stupido sottovalutare il ruolo che la superpotenza asiatica potrebbe avere se spinta ad una maggiore collaborazione nella globale architettura finanziaria e commerciale che gli Stati Uniti hanno contribuito fortemente a delineare.

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Emilia Maria Pezzini

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